Esperimenti culinari al limite della chimica molecolare per far mangiare verdure a mia figlia.
(Spoiler: ho perso io.)
Essere mamma significa molte cose. Per esempio: imparare l’arte del travestimento alimentare. Infilare verdure in ogni dove, come se fossimo chef stellate con una doppia vita da illusionisti.
Tutto è cominciato con una zucchina. Un ortaggio innocente, verde, liscio, versatile. Un giorno l’ho guardata e ho detto: “Stavolta vinco io”.
Perché mia figlia, come tanti bambini, aveva capito l’antifona: verdura = trappola. Ogni volta che tentavo un approccio diretto – una zucchina saltata, una crema, una vellutata, persino una torta salata – lo sguardo era lo stesso: “Mamma, sei adorabile… ma no”.
Ho deciso allora di cambiare strategia: nascondere la zucchina. Camuffarla. Mascherarla come un agente segreto in missione. Da qui parte il mio percorso verso la cucina creativa, un mix tra MasterChef e CSI.
Esperimento 1: la frittata mimetica.
L’idea sembrava brillante: zucchine grattugiate, mimetizzate tra uova e formaggio. La consistenza era ottima. Il sapore? Anche. Il colore? Troppo sospetto. “Perché è verde?”, chiede mia figlia sospettosa. “È il formaggio alle erbe”, mento io con disinvoltura. Due morsi dopo: “Mi pizzica la lingua. È veleno?”. Fine della frittata.
Esperimento 2: polpette di carne (e zucchina infiltrata).
Un classico. Carne macinata, pangrattato, parmigiano… e zucchina tritata finissima, talmente ben nascosta da sembrare segreto di stato. Funziona. O almeno così sembra. Morde, mastica, sorride. Io trattengo il fiato. Poi: “Mamma… c’è qualcosa di molle dentro”. Riconsegna la polpetta come se fosse esplosiva. Cotta e mangiata. Io, non lei.
Esperimento 3: muffin dolci zucchina e cacao.
Un tocco americano. L’idea è: la zucchina sparisce nel cioccolato, resta solo l’umidità. La consistenza è perfetta. Il profumo, delizioso. “Mamma, sono al cioccolato?”, mi chiede. “Sì, amore, al cioccolato!”. Un morso. Un altro. Attimo di pace. Poi scoppia la bomba: “Perché sa di minestra?”. Non ho avuto il coraggio di rispondere.
Esperimento 4: il passato di verdura “magico”.
Ultimo tentativo disperato. Prendo tutte le verdure, zucchina compresa, le frullo, ci metto dentro anche un po’ di pasta, le do un nome accattivante: “Zuppa dell’unicorno arcobaleno!”. Risata. Interesse. Poi assaggio. “Mamma, lo so che dentro c’è quella cosa verde. Non ce la puoi fare.”
Ed è lì che mi sono arresa. O meglio: ho capito.
Non sempre vinci. Non sempre riesci a far mangiare la zucchina. E forse non serve neanche. Mia figlia sa quello che le piace, e imparerà anche a scoprire il resto con i suoi tempi. Ho smesso di camuffare (quasi sempre). Ora cucino, offro, propongo. A volte funziona. Altre no.
Ma sapete cosa funziona sempre? Mangiarle io, le zucchine. Con gusto. Senza lottare. Perché a volte l’esempio vale più di mille frittate mimetiche.
Conclusione:
La guerra con le verdure è lunga e piena di insidie. Ma ogni tanto, una zucchina vince. E va bene così.